domenica 1 giugno 2025

La questione della funzione e del funzionario (fonctionnaire)

 

La questione della funzione e del funzionario (fonctionnaire)

Avrebbe detto Lacan: "Il y est question de la production possible à la fin d’une analyse d’« un fonctionnaire du discours analytique, qui n’est pas pour autant indigne de la passe, où il témoignerait de ses premiers pas dans la fonction?». Je l’interprète ainsi : le fonctionnaire est celui qui met en fonction, qui fait fonctionner le discours analytique". Ecco perchè l'obiettivo di Emmevubi-reload non è quello di cooptare dei funzionari ma di far funzionare, di mettere in funzione, di promuovere la dinamica delle giovani leve. Mi auguro che lo statuto dell'associazione potrà chiarire questo passaggio, invero un po' complicato. ...(ibidem) Scrive ancora Lacan: « La psychanalyse peut accompagner le patient jusqu’à la limite extatique du “tu es cela”, où se révèle le chiffre de sa destinée mortelle, mais il n’est pas en notre seul pouvoir de praticien de l’amener à ce moment où commence le véritable voyage?[5] Elle existe à être dite aux passeurs. Deux éléments la constituent donc : le passant et les passeurs. Ils sont la passe. Mais pas de la même façon : l’un la franchit, et pour la franchir il lui faut celui qui peut témoigner qu’il l’a franchie". Insomma, questo è il meccanismo della "passe". E' un francese elementare ma la Machì comunque ci aiuterà.

 

L’architetto come all’interno delle raccomandazioni tecniche in Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico, Sigmund Freud parla dell’analista come di uno schermo bianco e scrive che “il medico deve essere opaco per l’analizzato e, come una lastra di specchio, mostrargli soltanto ciò che gli viene mostrato”[3]. Se così fosse il compito del super-visore sarebbe quello di contribuire a mantenere lo specchio pulito, insegnando le tecniche per tenerlo lindo secondo tre classici principi, schermo bianco, freddezza emotiva e neutralità analitica, volti a “impedire […] al transfert di intrecciarsi con la situazione di realtà”[4] tra l’analista e il paziente.

 

Helene Deutsch, affrontando la questione del controllo, ribadisce l’idea che l’analista in controllo sia “un medium che dovrebbe essere trasparente, ma che molte volte è appesantito da un deposito torbido che è necessario eliminare per vedere il paziente”[5]. Nasce da qui la concezione dell’analista come “muro bianco” quale garanzia di neutralità o, almeno, è così che Jean Laplanche e Jean-Bertrand Pontalis nella loro enciclopedia la intendono: “essere neutro quanto ai valori religiosi, morali e sociali, cioè il medico non deve dirigere la cura in funzione di un qualsiasi ideale e deve astenersi da qualsiasi consiglio”[6].

Sovrapponendo la funzione dell’architetto a quella dell’analista, ne emerge un ruolo – auspicabile – di tensione verso il cambiamento.

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