« E mentre il treno sferragliava verso Cambridge mi sforzavo di scegliere tra il modello a doppia o a tripla catena... Quando scavalcai il cancello posteriore del college avevo ormai deciso: avrei costruito un modello a due catene ». Subito dopo ci dice la ragione: « i soggetti biologici importanti si presentano in coppie ». Questa motivazione non è di ordine scientifico, ma ideologico. Non e neppure una deduzione, e una convinzione. Il biologico non 'e necessariamente duale. Le valenze del carbonio sono quattro, i « morfemi » del codice genetico sono « triplette », le proteine sono sostanze quaternarie, gli amminoacidi sono venti. Privilegiare la dualità significa fare una scelta mistica. (...)
La questione
della funzione e del funzionario (fonctionnaire)
Avrebbe detto
Lacan: "Il y est question de la production possible à la fin d’une analyse
d’« un fonctionnaire du discours analytique, qui n’est pas pour autant indigne
de la passe, où il témoignerait de ses premiers pas dans la fonction?». Je
l’interprète ainsi : le fonctionnaire est celui qui met en fonction, qui fait
fonctionner le discours analytique". Ecco perchè l'obiettivo di
Emmevubi-reload non è quello di cooptare dei funzionari ma di far
funzionare, di mettere in funzione, di promuovere la dinamica delle
giovani leve. Mi auguro che lo statuto dell'associazione potrà chiarire
questo passaggio, invero un po' complicato. ...(ibidem) Scrive ancora Lacan: «
La psychanalyse peut accompagner le patient jusqu’à la limite extatique du “tu
es cela”, où se révèle le chiffre de sa destinée mortelle, mais il n’est pas en
notre seul pouvoir de praticien de l’amener à ce moment où commence le
véritable voyage?[5] Elle existe à être dite aux passeurs. Deux éléments la
constituent donc : le passant et les passeurs. Ils sont la passe. Mais pas de
la même façon : l’un la franchit, et pour la franchir il lui faut celui qui
peut témoigner qu’il l’a franchie". Insomma, questo è il meccanismo della
"passe". E' un francese elementare ma la Machì comunque ci aiuterà.
L’architetto
come all’interno delle raccomandazioni tecniche in Consigli al medico nel
trattamento psicoanalitico, Sigmund Freud parla dell’analista come di uno
schermo bianco e scrive che “il medico deve essere opaco per l’analizzato
e, come una lastra di specchio, mostrargli soltanto ciò che gli viene
mostrato”[3]. Se così fosse il compito del super-visore sarebbe quello di
contribuire a mantenere lo specchio pulito, insegnando le tecniche per tenerlo
lindo secondo tre classici principi, schermo bianco, freddezza emotiva e
neutralità analitica, volti a “impedire […] al transfert di intrecciarsi con la
situazione di realtà”[4] tra l’analista e il paziente.
Helene Deutsch,
affrontando la questione del controllo, ribadisce l’idea che l’analista in
controllo sia “un medium che dovrebbe essere trasparente, ma che molte volte è
appesantito da un deposito torbido che è necessario eliminare per vedere il
paziente”[5]. Nasce da qui la concezione dell’analista come “muro bianco”
quale garanzia di neutralità o, almeno, è così che Jean Laplanche e
Jean-Bertrand Pontalis nella loro enciclopedia la intendono: “essere neutro
quanto ai valori religiosi, morali e sociali, cioè il medico non deve
dirigere la cura in funzione di un qualsiasi ideale e deve astenersi da
qualsiasi consiglio”[6].
Sovrapponendo la
funzione dell’architetto a quella dell’analista, ne emerge un ruolo –
auspicabile – di tensione verso il cambiamento.
en passant ricorderò che Marcello e il prof. Teti - insieme ad Annarosa Macrì e altri amici - ricordo anche Valerio Nataletti, Maurizio Fusco e poi Vincenzo Pesce in anni lontani sono stati colleghi programmisti-registi in forze alla sede regionale di Rai Calabria, molto prima di ritrovarsi colleghi all'Unical.
repliche: Chira cosa tuttappo': L'avventura dell'assessore Marina Machì termina qui. Di seguito due letterine, la prima è dell'amico Paolo Guzzanti, la seconda ...
parte di te: Parte di me: https://www.youtube.com/watch?v=HEUlaLp1wKo Vito Teti 20 ottobre 2023 Ma · della case della Piazza. Non c'era un passante. Tutto vu...
parte di te: Parte di me: https://www.youtube.com/watch?v=HEUlaLp1wKo Vito Teti 20 ottobre 2023 Ma · della case della Piazza. Non c'era un passante. Tutto vu...
della case della Piazza. Non c'era un passante. Tutto
vuoto. Tutto silenzio. Vide quei balconi, quelle logge, quelle finestre piene
di gente come durante le feste ed i comizi. Ricordò tutti i volti di quelli che
erano vissuti in quelle case, con i balconi pieni di graste di fiori e di
prezzemolo.
Un
giorno, Rico, per la festa del santo patrono, vide che la banda suonava da
sola. I pochi abitanti del paese, a mezzogiorno, erano tornati tutti a casa. Si
appoggiò al muro della chiesa madre, fece un sorriso a tutti quelli che non
c'erano più, attese la fine della marcia musicale ed applaudì a lungo, da solo.
I musicanti, c'erano tante ragazze e alcuni ragazzi, si tolsero il berretto
della divisa e gli fecero una specie d'inchino.
Sarà
stata una nemesi.
Forse,
il destino.
Sarà
stato un Carnevale bene organizzato dalla vita.
Il
vissuto del vuoto è più terribile dei dati statistici e demografici.
Tutti
avevano una ricetta per fare rivivere il paese, ma nessuno sapeva cosa davvero
si potesse fare. Le analisi più pessimiste ed apocalittiche, si concludevano con
un rituale richiamo alla speranza, che, da troppo anni tardava a farsi viva.
Passò
un ragazzo che conosceva. Aveva un fuoristrada buono per le campagne e per i
funghi. Ve ne venite? gli disse.
Rico
voleva domandare al figlio di uno dei suoi migliori amici perché gli dava del
voi, dove erano andati gli altri, perché girava da solo.
Si
limitò a dirgli: grazie, vengo con te fino a casa.
Rico
chiuse lo sportello e chiese al ragazzo come stavano i suoi e, poi, cosa
potremmo fare per questo paese? Il ragazzo strinse le spalle e disse: non lo
so, tra quindici giorni me ne vado a Milano.
La
ruga era vuota, ai gradini della Croce non c'era nessuno, faceva il caldo di
agosto di tanti anni fa, aprì la porta, si sentiva impazzire.
Solo.
La moglie a scuola, il figlio a Parigi, la figlia a Firenze.
Prese
il computer e per non pensare, per non morire, si mise a scrivere come voleva
la tastiera. La foto di un Carnevale del 1982 lo guardava beffarda e scherzosa.
Non resta nulla gli diceva di quelle maschere, di quei cortei, delle mangiate,
degli amori, non resta nulla e non puoi nemmeno raccontarlo e non sai nemmeno
scriverlo. Troppo difficile. Troppo complicato. Troppe rotture.
Accese
il televisore, Sky mostrava gli orrori e le distruzioni della guerra. Rico si
disse che, forse, il suo dolore era soltanto una infinitesimale parte del
dolore del mondo. Continuava a non capire, a piangere, guardò la foto di sua
madre e di suo padre, si affacciò al balcone. Anche le nuvole viaggiavano senza
meta.
Sarà
stata una nemesi.
Forse,
il destino.
Sarà
stato un Carnevale bene organizzato dalla vita.