La questione
della funzione e del funzionario (fonctionnaire)
Avrebbe detto
Lacan: "Il y est question de la production possible à la fin d’une analyse
d’« un fonctionnaire du discours analytique, qui n’est pas pour autant indigne
de la passe, où il témoignerait de ses premiers pas dans la fonction?». Je
l’interprète ainsi : le fonctionnaire est celui qui met en fonction, qui fait
fonctionner le discours analytique". Ecco perchè l'obiettivo di
Emmevubi-reload non è quello di cooptare dei funzionari ma di far
funzionare, di mettere in funzione, di promuovere la dinamica delle
giovani leve. Mi auguro che lo statuto dell'associazione potrà chiarire
questo passaggio, invero un po' complicato. ...(ibidem) Scrive ancora Lacan: «
La psychanalyse peut accompagner le patient jusqu’à la limite extatique du “tu
es cela”, où se révèle le chiffre de sa destinée mortelle, mais il n’est pas en
notre seul pouvoir de praticien de l’amener à ce moment où commence le
véritable voyage?[5] Elle existe à être dite aux passeurs. Deux éléments la
constituent donc : le passant et les passeurs. Ils sont la passe. Mais pas de
la même façon : l’un la franchit, et pour la franchir il lui faut celui qui
peut témoigner qu’il l’a franchie". Insomma, questo è il meccanismo della
"passe". E' un francese elementare ma la Machì comunque ci aiuterà.
L’architetto
come all’interno delle raccomandazioni tecniche in Consigli al medico nel
trattamento psicoanalitico, Sigmund Freud parla dell’analista come di uno
schermo bianco e scrive che “il medico deve essere opaco per l’analizzato
e, come una lastra di specchio, mostrargli soltanto ciò che gli viene
mostrato”[3]. Se così fosse il compito del super-visore sarebbe quello di
contribuire a mantenere lo specchio pulito, insegnando le tecniche per tenerlo
lindo secondo tre classici principi, schermo bianco, freddezza emotiva e
neutralità analitica, volti a “impedire […] al transfert di intrecciarsi con la
situazione di realtà”[4] tra l’analista e il paziente.
Helene Deutsch,
affrontando la questione del controllo, ribadisce l’idea che l’analista in
controllo sia “un medium che dovrebbe essere trasparente, ma che molte volte è
appesantito da un deposito torbido che è necessario eliminare per vedere il
paziente”[5]. Nasce da qui la concezione dell’analista come “muro bianco”
quale garanzia di neutralità o, almeno, è così che Jean Laplanche e
Jean-Bertrand Pontalis nella loro enciclopedia la intendono: “essere neutro
quanto ai valori religiosi, morali e sociali, cioè il medico non deve
dirigere la cura in funzione di un qualsiasi ideale e deve astenersi da
qualsiasi consiglio”[6].
Sovrapponendo la
funzione dell’architetto a quella dell’analista, ne emerge un ruolo –
auspicabile – di tensione verso il cambiamento.